Il III Congresso Nazionale di Sinistra Italiana, conclusa la fase di lavoro delle Commissioni Politica e Statuto, sta entrando nel vivo. La discussione congressuale che vedrà impegnato il nostro Partito a tutti i livelli nel prossimo autunno sarà inevitabilmente influenzata dal contesto in cui si colloca. La guerra, la crisi economica prolungata, il protagonismo della destra (solo attenuato dall’esito elettorale spagnolo), l’assenza di una piattaforma politica nel campo del centrosinistra: sono tutti temi con i quali dovremo fare i conti, e per molto tempo. Il taglio generale del documento politico di maggioranza è corretto perché, consentendoci di andare al cuore delle questioni, pone le premesse per una buona discussione congressuale, che al suo esito ci consegni degli strumenti politici adeguati alla fase che attraversiamo.
La lettura proposta – capitalismo della crisi, diseguaglianza, sfiducia crescente, nuove povertà e insicurezze – può, con il Congresso, essere compiutamente portata a ulteriori conseguenze politiche, individuando in quella fascia che si situa tra il precariato, il lavoro povero, l’invisibilità, un segmento sociale di riferimento a cui rivolgersi. La crisi della politica, e della sinistra, non può essere superata se non coinvolgendo le fasce di nuova esclusione sociale, con analisi e proposte adeguate, uscendo dalle nostre sacche e provando a superare alcuni limiti del resto del centro-sinistra. Allo stesso modo, una solida analisi dell’attuale stato delle relazioni internazionali può consentirci di rafforzare la nostra posizione critica ed autonoma rispetto ai venti di guerra imperanti e forieri di rischi, verso la costruzione di una mobilitazione più larga.
Sin da subito, anche a questo scopo, ci siamo posti il problema di portare all’esterno la nostra discussione congressuale, anche sul piano del linguaggio, di farne un’occasione di allargamento delle nostre relazioni, un obiettivo prioritario a cui tendere con costanza e continuità a tutti i livelli. Chiaramente non bastano solo enunciazioni di volontà, ma serve creare le condizioni affinché tutto il corpo del Partito sia attivato, investendo con forza nella costruzione di un elemento di densità sociale, politica, organizzativa, come correttamente auspica il documento.
Gli assi di investimento prioritari possono essere almeno tre:
- Il rafforzamento dei legami con le principali organizzazioni intermedie del nostro Paese, dal Sindacato all’Arci all’Anpi al mondo LGBTQIA+. Sono organizzazioni che spesso hanno parole d’ordine e battaglie direttamente sovrapponibili alle nostre. Valga, su tutti, il tema della pace e delle relazioni internazionali. La costruzione di un vasto movimento pacifista passa da un investimento in relazioni di questo tipo, da costruire coinvolgendo tutto il corpo del Partito.
- Il rafforzamento delle strutture di inchiesta e di approfondimento tematico del nostro Partito, con una articolazione in Dipartimenti a cui partecipino i responsabili di settore di ogni regionale e della Segreteria Nazionale, personalità e intellettuali esterni, rappresentanti di varie organizzazioni, i nostri parlamentari. Intendiamo, ad esempio, l’attivazione di cinque o sei dipartimenti che lavorino sulla base delle priorità politiche individuate dal Congresso, costruendo proposte credibili, puntuali, che diano il senso di come intendiamo superare il capitalismo della crisi e sconfiggere questa destra, con proposte concrete e campagne sul territorio.
- Il rafforzamento dell’insediamento territoriale del nostro Partito. Va nella direzione giusta l’obiettivo di aprire almeno una sede in ogni Regione, ma è chiaro che non può bastare: per tendere all’obiettivo, prioritario, di aprire almeno una sede per provincia, vanno aumentate le risorse ai territori, compreso il 2×1000, anche legandole a progetti specifici di insediamento e con campagne politiche per l’autofinanziamento. È inoltre corretto l’invito ai Segretari Regionali in Direzione Nazionale: in generale, il coinvolgimento massimo dei territori nelle discussioni e nei processi decisionali, anche con forme di consultazione, è un valore per una crescita coesa della nostra comunità, di cui tenere conto in tutti i passaggi.
Il Congresso può e deve essere il momento in cui si pongono le basi per compiere un salto di qualità nell’attività di analisi e di elaborazione del Partito, con la costruzione di momenti di inchiesta sul territorio da cui trarre elementi di conflitto, con l’attivazione di campagne politiche, prefigurando l’alternativa politica e sociale che collettivamente intendiamo realizzare, con parole d’ordine chiare e condivise. Le battaglie per la sanità pubblica sono esemplificative di un impegno che, se reso costante, può individuare una delle contraddizioni più vive nella società.
Serve però un lavoro coeso, organizzato, di inchiesta, di denuncia e di proposta. Il documento politico pone le premesse per svolgere questo salto di qualità. Il nuovo Statuto, di cui al termine del Congresso ci doteremo, e la futura politica organizzativa del Partito, dovranno alzare l’asticella, con strutture adeguate ad accompagnare la crescita, modi e tempi dell’elaborazione politica (compresa una riflessione sull’intervallo tra un Congresso e l’altro). Ci riserviamo di sviluppare nostre proposte nella discussione congressuale.
Dipartimenti tematici, Comitato scientifico, risorse ai territori legate a un programma di insediamento, consolidamento delle relazioni con organizzazioni intermedie e realtà territoriali con cui si condividono obiettivi politici di fase, consultazione dei territori in tutti i momenti di decisione.
27 Luglio 2023
Il Gruppo Regionale veneto per il Congresso