Brandizzo (TO). Falciati mentre lavoravano in condizioni di totale insicurezza, in lavoro di sub appalto come milioni di lavoratori nel nostro paese.
La manutenzione della linea ferroviaria, soprattutto dopo la privatizzazione attuata nel 2016, è stata esternalizzata ed affidata in appalto e sub-appalto con condizioni di lavoro che coniugano tempistiche feroci, insicurezza e impossibilità di controllo e opposizione dei lavoratori. I dati delle vittime da lavoro dell’ultimo anno sono tragicamente trasparenti: più di 559 morti, 80 al mese, a cui si aggiungono feriti e vittime di malattie professionali.
La vicenda di Brandizzo ricorda quella di Luana D’Orazio, uccisa nel 2021 perché dalla macchina su cui lavorava erano stati disattivati i meccanismi di sicurezza per aumentarne la produttività. Nonostante l’impegno a garantire reali forme di controllo e tutela per il lavoro (sul piano legislativo e dei controlli), la risposta è mancata. Il profitto prima delle persone, i dividendi prima dei diritti dei lavoratori: ecco il capitalismo.
Il cuore del problema risiede nella progressiva frantumazione del processo produttivo, con l’esternalizzazione di fasi sempre più estese dei lavori e l’appalto a strutture marginali con scarso investimento tecnologico.
L’inadeguatezza tecnologica di gran parte delle aziende della subfornitura e del subappalto comporta che competitività e margini di profitto siano recuperati essenzialmente nella parte variabile del capitale, peggiorando salari e condizioni di sicurezza.
L’idea, sbagliata, secondo cui il limite dello sviluppo risiedesse nella rigidità del rapporto di lavoro ora mostra le sue tragiche conseguenze. Era il fondamento del Jobs Act: smantellare la struttura sindacale nei luoghi di lavoro e dare il via libera alle politiche padronali. Il nuovo Codice Appalti varato da Meloni e Salvini, estendendo il sub-appalto a cascata, peggiora il quadro.
Più flessibilità e velocità si traduce in più precarietà, insicurezza, infiltrazioni della criminalità: da questa svalutazione del lavoro deriva gran parte dei rischi, degli infortuni, delle morti, che purtroppo, anche nella nostra Regione, hanno coinvolto anche studenti in PTCO.
Oggi, per non lasciare inalterate la condizioni strutturali che hanno penalizzato il lavoro nel nostro Paese, va unificata la proposta di introdurre un Salario Minimo con l’abrogazione del Jobs Act e delle normative che escludono, nelle aziende sotto i 15 dipendenti, la reintegra in caso di licenziamento illegittimo (art. 18).
Più democrazia e diritti nel posto di lavoro, più democrazia nella società.
Va ripresa la politica dell’intervento pubblico sullo sviluppo, sulle politiche industriali e sui servizi. Proponiamo la pubblicizzazione degli Enti che hanno reso possibile la crescita qualificata nel nostro paese. Eni, Enel, Telecom, “nuova Iri” vanno riproposte come strumento di crescita, di riconversione ecologica e di valorizzazione del lavoro.
Sinistra Italiana – Gruppo Lavoro Regionale Veneto