La Destra peggiore di governo scopre che abbandono e dispersione scolastica sono elemento di esclusione per molti giovani e che la bassa scolarità destina fasce sempre maggiori di giovani alla marginalità sociale. Sono inconfutabili i dati dell’abbandono scolastico che nel nostro paese colpisce , già nell’obbligo, un bambino su sei, in particolare nel sud. L’aveva già scoperto decenni fa Don Milani che fece una grande battaglia culturale e politica per un cambiamento della scuola italiana, per una scuola al servizio dei deboli , dei poveri.
La soluzione che viene proposta è quella di inasprire le pene fino alla reclusione per chi non manda i figli alla scuola dell’obbligo. In verità non so a cosa possa servire la carcerazione di qualche mamma povera e disperata.
Riesce difficile pensare che la rinuncia alla scolarità per i propri figli sia una scelta ideologica o di egoismo sociale, la verità è che l’abbandono o la difficoltà di frequenza è in primo luogo una questione di censo, di difficoltà economiche.
E’ per la mancata attuazione della mensa scolastica l’impossibilità di attuare nel primo ciclo il tempo pieno ma mentre l’85 % dei bambini al nord può utilizzare la mensa scolastica a Napoli, la stessa percentuale non è in grado di usufruire del tempo pieno per mancanza di strutture, mensa e trasporto.
E’ la spesa per la frequenza di asilo nido e scuola dell’infanzia, la non gratuità e il costo di mensa e trasporto a impedire a parte significativa delle famiglie, con accentuazione al Sud, il completamento del percorso scolastico
Quanto la mancanza di un qualificato percorso formativo sia alla base dei processi di abbandono che colpiscono in particolare le famiglie povere del sud è fin troppo evidente. La scuola manca in quella che è la sua funzione essenziale, l’uguaglianza e la promozione sociale.
Ma il ruolo della scuola pubblica non era quello di porre in condizione di parità i bimbi e i giovani di tutto il paese? Non era sua la mission di sottrarre le famiglie dalla tragica scelta fra i libri di testo e la spesa quotidiana? Non si era parlato di obbligo e gratuità. Non si era esteso il diritto alla scolarità al secondo anno della scuola superiore e ai 6 anni antecedenti la primaria? Dove sono le mense, le palestre il trasporto per disabili, la scuola per l’infanzia , l’asilo nido?
Perché non si applica il tempo pieno come normativa comune, come passaggio essenziale alla funzione formativa e alla qualità della scuola dell’obbligo? Perché la mensa a scuola è a pagamento e esclude chi non può permettersela? Mensa e trasporti sono “servizi a domanda individuale” svolti dai comuni e sostenuti da questi e dalle famiglie. La Scuola dell’Infanzia e i Nidi , pur normati da leggi nazionali sono solo parzialmente gestiti dal pubblico con tariffe socialmente discriminanti.
Allo stato attuale, la stessa frequenza dell’obbligo è privilegio di una parte della popolazione. Un solo esempio, non tollerabile nello spirito di una scuola che promuove e unifica. Un gruppo di famiglie in Lombardia ha chiesto l’esclusione dei propri figli dalla mensa scolastica e uno spazio nella scuola per l’utilizzazione di un pasto portato da casa e meno costoso. Anche nel ricco nord est la tariffa della mensa scolastica diventa insostenibile per chi vive del proprio lavoro.
La battaglia contro l’abbandono l’applicazione dell’universalità del servizio non è allora la punizione dei genitori poveri ma la piena applicazione dei criteri di gratuità e fruibilità per tutti della scuola , della precisa definizione della fascia dell’obbligo, della valorizzazione della sua funzione di servizio pubblico.
Verona 08 settembre 2023
Mauro Tosi (Sinistra Italiana Veneto)