Ciao, Adriana. Ci mancherai moltissimo.

Cara Adriana, ci mancherai moltissimo.

La tua dipartita lascia un vuoto incolmabile in tutta la comunità di Sinistra Italiana.

Nella tua vita sei stata un punto di riferimento per, tanti e tante, attivisti e attiviste. In molti ci siamo rivolti a te per un consiglio, un confronto, per analizzare insieme la fase politica, per “rubarti” un po’ del tuo entusiasmo e della tua energia per andare avanti nei momenti più difficili. E fino all’ultimo giorno, nonostante la malattia, sei stata questo nostro punto di riferimento. Confrontandoti, partecipando e mettendoti sempre in gioco.

La sinistra Vittoriese, e Veneta tutta, ha un grande debito nei tuoi confronti, per tutto il tempo e le energie che hai dedicato alle comuni battaglie, assumendoti sempre ruoli diversi e vivendoli con lo stesso grande impegno e la stessa efficacia. Dall’attivismo sociale sul tuo territorio all’impegno nelle istituzioni del comune di Vittorio Veneto o della Regione Veneto. Dal PCI ai Ds prima e da SEL a Sinistra Italiana poi, sono cambiate le organizzazioni in un mondo che cambia, ma non è mai cambiato il tuo impegno, la tua coerenza e le tue idee. Sempre dalla parte degli ultimi e dei più deboli, in direzione ostinata e contraria verso un mondo giusto.

Ciao Adriana, come ci hai sempre insegnato, chi ha compagni non muore mai.

Le compagne e i compagni di Sinistra Italiana di Treviso e del Veneto

Il triangolo delle discariche

Il triangolo delle discariche, adesso per lo smaltimento dell’amianto, è ancora sotto tiro.

Dopo gli interventi aggressivi e inquinanti degli anni ’80 in cui nei territori di Villafranca e di Valeggio venivano aperte diverse discariche di rifiuti, tra cui Cà Baldassare a Quaderni, Cà Balestra a Valeggio (ma al confine con Quaderni), Caluri, Gazii a Dossobuono, ora ci pensa Luca Zaia a riarmare le truppe delle imprese che intendono devastare ancora di più l’ovest veronese. Con la modifica, infatti, al Piano regionale dei Rifiuti, nel 2022 la Giunta regionale del Veneto ha introdotto la deroga che permette a questi siti di riprendere la loro funzione di discarica, in questo caso per lo stoccaggio dell’amianto.

I numeri sono impressionanti: dieci anni di conferimento, 940 mila metri cubi di amianto a Caluri (2 colline alte 15 metri) e 800 mila metri cubi a Valeggio; per un totale di di quasi un milione e 800 mila mc., una richiesta di conferimento che soddisfa più del fabbisogno di tutto il nord Italia. Questa è la forza di fuoco messa in atto dalle aziende inquinatrici, mettendo a repentaglio la salute dei villafranchesi e dei valeggiani, aggravando ancor più il traffico già pesantissimo in queste aree, ammorbate anche dall’aeroporto e da due autostrade.

Sinistra Italiana in questi decenni, assieme ai Verdi, ha fatto da sentinella affinché queste incursioni delle aziende dissipatrici dell’ambiente e fortemente votate al profitto (pensiamo ai guadagni enormi degli escavatori) non andassero ancor più a distruggere il territorio, aggravassero le condizioni dei residenti, penalizzassero la qualità del paesaggio agrario. Vogliamo ricordare come già nel 2003, vent’anni fa, la ditta Veneta Strade di Ponzano tentò il blitz per smaltire l’amianto a Gazii di Dossobuono.

Ora la maggiore sensibilità dei cittadini nei riguardi dell’ambiente fa sì che queste incursioni predatorie e inquinanti delle sedicenti aziende “ecologiche”, siano bloccate dall’impegno civico: migliaia di persone in questi mesi hanno opposto la loro contrarietà ai nuovi impianti di amianto, promuovendo proteste a Villlafranca/Caluri, Valeggio, Quaderni e Mozzecane. A loro si è aggiunta anche la popolazione di Marmirolo mantovano, che è a pochi chilometri da Valeggio e Villafranca; ecco perché c’è questo pericoloso “triangolo dell’amianto” che allerta la cittadinanza di questi paesi.

A Valeggio e a Mantova la ditta Progeco, interessata all’apertura di Cà Balestra, presenta il progetto della sua discarica di amianto. Da sempre gli abitanti di Valeggio e di Quaderni sono stati strenue sentinelle del loro territorio e in decenni di battaglie ambientali contro l’apertura di questi siti contaminanti hanno imparato a difendersi e a contrattaccare, utilizzando tutte le opportunità a loro disposizione. Non c’è dubbio che anche stavolta riusciranno a sventare la sortita nefasta, che ha goduto dell’appoggio del presidente Zaia.

Che fare ?

-Innanzitutto va rivista la deroga al piano Rifiuti del 2022, voluta dalla Giunta regionale del Veneto. Questa area dell’ovest veronese è caratterizzata dalla ricarica delle falde acquifere, quindi un ambiente assai delicato, che non permette periodiche incursioni delle tante aziende che vogliono fare profitti, ma alle quali non interessa nulla delle condizioni di vita e della salute dei cittadini.

-Secondo, anche l’amianto deve rientrare nelle regole dell’economia circolare, cioè il recupero della materia prima, con l’inertizzazione, in modo che non vada ad impattare pesantemente sul territorio per il suo smaltimento.

-Non ultimo, l’utilizzo della valutazione di impatto ambientale (VIA) in modo che le ragioni dei cittadini abbiano il giusto peso verso questi progetti scriteriati per la salute e deflagranti verso l’ambiente. 

Sinistra Italiana è vicina e solidale con i cittadini e con i comitati civici, che mai rassegnati dai continui attacchi delle aziende devastatrici, stanno sostenendo l’ennesima battaglia per tutelare la loro esistenza e il loro futuro.

Sinistra Italiana fa affidamento alle varie Amministrazioni locali dell’area, per lo più di area centro destra, vicine all’area politica di Zaia, perché queste incursioni, queste brecce sul territorio e sull’ambiente da parte degli inquinatori non possano più ripetersi e non possano più accadere.

Segreteria Provinciale Sinistra Italiana Verona

La Regione garantisca immediatamente il diritto allo studio. No alla autonomia differenziata.

La Costituzione italiana garantisce il diritto allo studio (art.34 “La scuola è aperta a tutti … I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”) e con l’art. 117 assegna alle Regioni il compito di garantirlo.

La Regione Veneto ha promosso la richiesta di avere trasferita la competenza in moltissime altre materie con la “Autonomia differenziata”, pur non essendo in grado di garantire quanto già da tempo è di sua competenza. Con quale autorevolezza? Non solo sta demolendo la quantità e la qualità dei servizi sanitari e sociali, ha dimezzato il personale ispettivo nei luoghi di lavoro pur essendo la regione in cui accadono moltissimi incidenti nei luoghi di lavoro con conseguente numero di morti, di feriti, di invalidi tra i più alti in Italia. Giusto per citare alcuni casi.

Per quanto riguarda il diritto allo studio, l’operato della Regione è disastroso, intollerabile. Bene ha fatto l’Udu ad organizzare una manifestazione di protesta al Polo Zanotto. Possibile che su oltre 3000 studenti aventi diritto alla borsa di studio solo circa un terzo di loro la percepisce per l’anno 2023/2024? Possibile che ben 526 degli aventi diritto dell’anno accademico 2022/2023 ancora non la percepisce? Gli idonei a riceverla sono aumentati, lo scorso anno accademico erano 2980, questo anno sono 3400 e di questi ben 2157 non l’hanno ancora ricevuta, pari al 63%. A questi vanno aggiunti oltre 100 studenti della Accademia di Belle Arti e del Conservatorio. Motivo? Mancano i fondi.

La Regione ha fatto male i conti, si è distratta e nel bilancio ha stanziato pochissimi denari, del tutto insufficienti, e così il diritto allo studio, che deve garantire, se ne va a gambe all’aria. Diritto allo studio vuol dire anche garantire un posto letto a coloro che non sono residenti in città. La politica regionale sugli studentati è del tutto fallimentare. I posti letto “calmierati” sono del tutto insufficienti. Il libero mercato immobiliare privato non è idoneo a soddisfare tutte le richieste, in quanto, pur essendo aumentata l’offerta del 46% rispetto all’anno scorso, vede una domanda ancor più alta, più del 56%, come si evince da un “rapporto” di Immobiliare.it Insights (società specializzata in big data e market intelligence per il settore) che ci informa che Verona è l’ottava città più cara per canoni di affitto (mediamente 401 euro per camera a studente). Il problema però è che non se ne trovano a sufficienza, così il diritto di studio non viene garantito.

Gli studenti che frequentano l’Università di Verona non possono restare da soli in una rivendicazione sacrosanta. Vanno sostenuti, per ottenere investimenti dalla Regione sia per adattare molteplici edifici pubblici (quanti dello Stato abbandonati!) a studentati in numero sufficiente, sia per incrementare subito gli stanziamenti in bilancio per assegnare a tutti gli aventi diritto, di quest’anno e dell’anno scorso, le necessarie borse di studio.

Comune e Provincia, assieme agli studenti, siano protagonisti di questa giusta rivendicazione, il diritto allo studio è un diritto costituzionale che va garantito pienamente e immediatamente.

Inoltre, questa brutta inadempienza regionale che può modificare negativamente i legittimi progetti di vita di molti studenti e studentesse e che ostacola la crescita professionale e culturale delle nuove generazioni, ci dice che la progettata Autonomia Differenziata va bloccata. Non solo divide l’Italia, ma mette in mano responsabilità enormi a chi è incapace di garantire diritti semplici ed elementari come il diritto allo studio.

Verona, 12/03/2024

La Segreteria Provinciale di Sinistra Italiana Verona

Boicottiamo il G7: organismo delle grandi potenze economiche e militari che vogliono espropriare il mondo intero dai diritti, democrazia, partecipazione

Si riunirà dal 13 al 15 di Marzo a Verona e a Trento la sessione dedicata a Industria, Tecnologia e Digitale del G7, il Gruppo dei 7 Paesi occidentali più industrializzati del mondo. Comprende stabilmente Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stai Uniti. Ha escluso dopo un breve periodo la Russia non ha mai aperto agli altri grandi del Sud Globale come Cina, Brasile, India. 

E’ un organismo senza responsabilità e obblighi, senza procedure democratiche, che rappresenta una quota minoritaria della popolazione mondiale ma esercita il dominio economico e militare. Il G7 ha nei fatti esautorato e condizionato l’Onu, lo strumento democratico e rappresentativo che il mondo si è dato all’uscita della guerra mondiale.

Per sua natura non ha sede, presidenza e strutture fisse, ma si auto riproduce di anno in anno con mandati temporali. Oggi si conferma come strumento per esercitare il dominio dei grandi paesi occidentali e delle multinazionali, sulle politiche economiche, sul commercio e il controllo delle tecnologie.

L’esclusione degli Stati non direttamente assimilabili alla tradizione neocoloniale anglosassone o ad essa subalterni, gli accordi politici, di fatto vincolanti, hanno predefinito posizioni e scelte dell’assemblea dell’Onu  e  del Consiglio di Sicurezza.  

La difesa di interessi di parte è chiara nel silenzio su conflitti gestiti dalla Nato o direttamente dagli Stati Uniti e fa coppia con l’intervento diretto nella vicenda Ucraina o l’atteggiamento di equidistanza nel massacro del popolo palestinese.  

Oggi il G7 sta operando per contenere la crescita e il ruolo politico dei paesi del Sud Globale con interventi diretti per limitare le conoscenze, la ricerca e le quote di mercato dei paesi che sono in grado di competere con l’egemonia Statunitense.

L’obbiettivo, non celato, è l’isolamento e la sconfitta economica della Cina vero competitor sul piano della ricerca, della tecnologia e del commercio. Una sconfitta che è progettata sul piano del contenimento territoriale e del conflitto militare con l’estensione della Nato nell’area del pacifico orientale.

Nella Sessione Veronese del G7 si ripropone la questione del controllo della produzione civile e militare ad alto contenuto di tecnologia. Sulla questione dei semiconduttori, chips, elementi essenziali per la produzione di automobili e dei Droni si gioca il dominio economico e militare dei prossimi anni. 

Il programma del G7 di Verona riconferma la centralità della questione. “Prioritario è altresì il rafforzamento della sicurezza e della sostenibilità delle catene di approvvigionamento dei semiconduttori e delle materie prime critiche, anche al fine di ridurre la dipendenza da paesi terzi “.

E’ il ruolo di strumento servile del Potere Americano svolto storicamente dal G7 e ancor più aggravato dalla politica imperiale definita dall’America e accettata supinamente dall’Europa in una accelerazione della crisi economica e politica che sta trascinando il mondo in un conflitto sempre più pericoloso e esteso. 

In questa prospettiva è la nostra opposizione al G7 e alle sue politiche. Va confermata l’ipotesi di un modello economico e politico multipolare che in un sistema economico equilibrato e rispettoso di ambiente e risorse si proponga come alternativa reale al dominio del modello Occidentale

Va riaffermata la centralità di una Onu rafforzata e qualificata dal punto di vista della democrazia e dei criteri di partecipazione e ricostruito un rapporto di uguaglianza e condivisione con tutti i paesi del Sud Mondiale vittime, nella storia recente, delle politiche coloniali dell’Occidente.

Verona, 12/03/2024

Sinistra Italiana Verona

Sinistra Italiana Veneto – Dipartimento regionale Lavoro

SI alla legge sul fine vita, una scelta politica e di civiltà

Come è noto, martedì arriva in Consiglio Regionale la proposta di legge di iniziativa popolare per la regolamentazione in Veneto dei tempi e delle procedure del suicidio medicalmente assistito, già previsto nella legislazione nazionale, come sancito dalla Corte Costituzionale.

Lo scopo della proposta di legge è quello di rendere concretamente esigibile nella nostra Regione un diritto, appunto, già esistente ma di cui la stessa legislazione non garantisce percorsi e tempi certi per la effettiva fruibilità da parte delle persone.

L’approvazione della proposta di legge darà la certezza giuridica che non si ripeta in Veneto quanto già accaduto in altre regioni, cioè che le richieste di accesso al suicidio medicalmente assistito, pur rispondendo agli stringenti requisiti previsti dalla Corte Costituzionale, si impantanino in una procedura non definita di verifica delle condizioni del malato. La proposta di legge, infatti, definisce ruoli e responsabilità di questa verifica, nel rispetto dei tempi stretti delle persone malate e delle loro sofferenze.

Rendere concretamente attuabile una legislazione che già c’è è una scelta politica di civiltà e di rispetto per i diritti dei cittadini.

Crediamo sia importante, quindi, che l’Assemblea regionale voti a favore della proposta di legge, facendo così compiere al Veneto un passo in avanti sulla strada dei diritti e della civiltà giuridica.

Vari “movimenti pro vita” hanno annunciato di essere pronti a redigere una “lista di proscrizione” dei consiglieri regionali che voteranno a favore della proposta.

Noi pensiamo che essere inseriti in questa “lista” sarà una “medaglia” perché i consiglieri che esprimeranno un voto favorevole compiranno una scelta politica chiara a favore della concreta esigibilità di un diritto delle persone già previsto dalla legislazione italiana.

Pensiamo che siano moltissimi i Veneti che condividono questa impostazione che, come si usa dire, garantisce un diritto a chi vuole esercitarlo e non toglie niente a tutti gli altri, compresi i “movimenti pro vita”.

Speriamo che la proposta di legge ottenga la maggioranza dei voti favorevoli e porti il Veneto a essere la prima regione italiana a dotarsi di questa normativa.


Sinistra Italiana del Veneto – Gruppo regionale Sanità 

Giù le mani dalla montagna!

In previsione delle prossime Olimpiadi invernali del 2026, 33,5 milioni sono destinati al collegamento della Ski Area del Civetta con la Ski Area Cinque Torri e alla realizzazione di bacini idrici per l’innevamento” (Fonte: Regione Veneto)

Apprendiamo con preoccupazione dei progetti targati Zaia e Meloni per le Dolomiti. Quello che si profila è l’ennesimo sfregio che non tiene conto delle necessità e delle fragilità della montagna. 

Le Dolomiti stanno già subendo gli effetti del cambiamento climatico che questa destra, da Palazzo Chigi a Roma a Palazzo Balbi a Venezia, continua a ignorare in nome del primato, tanto vecchio quanto pericoloso, della massimizzazione dei profitti. Come se la montagna fosse sul mercato. In quest’ottica, l’intreccio che sembra ancora una volta prospettarsi tra appetiti privati e fondi pubblici appare quantomai grave, tanto più se consideriamo il totale disinteresse di chi ci governa per le opinioni e le esigenze dei territori, chiaramente espresse in tutti questi mesi (a partire dalla grande mobilitazione contro la pista da bob a Cortina). 

Come Sinistra Italiana di Belluno e del Veneto continueremo a mobilitarci per la tutela dei territori e dell’ambiente: giù le mani dalla montagna! Sinistra Italiana del Veneto

Non è solo Gaza. E’ la democrazia nel mondo.

Come Sinistra Italiana abbiamo partecipato in questi giorni alle manifestazioni indette dalla comunità palestinese veneta per il cessate il fuoco. Di seguito un nostro contributo.

La battaglia per il diritto alla libertà e all’autodeterminazione del popolo palestinese ci riguarda. Ci riguarda non solo perché la libertà di un popolo riguarda tutti ma perché l’oppressione del popolo palestinese è la riedizione di una forma di colonialismo “oggi di insediamento” che pensavamo storicamente sconfitta e che colpisce una parte del mondo a noi vicina in tutti i sensi.

Il Sionismo è una forma di colonialismo che mira a impossessarsi della terra attraverso la spoliazione dei nativi con l’attuazione di forme di marginalizzazione, di servitù, di espulsione. Nei fatti la politica dello Stato di Israele è stata negli anni indirizzata ad annullare forme di condivisione e a escludere il Popolo Palestinese. 

Nelle motivazioni Israeliane ritroviamo, ulteriormente accentuate, le stesse dell’insediamento coloniale europeo nei confronti delle Americhe, dell’Australia, del Sud Africa. Dal richiamo ricorrente della Terra Vergine, il mito della frontiera, alle pretese di eccezionalismo storico e di elezione biblica, avanzate dai Coloni. 

L’’occupazione militare israeliana è chiaramente finalizzata alla punizione collettiva della Popolazione Palestinese, alla sua espulsione dai territori di Gaza e della Cisgiordania, a una pulizia Etnica indirizzata a ridurne la stessa presenza numerica. Le politiche di Israele sono fondamentalmente improntate alla logica di eliminazione dei nativi e all’appropriarsi della terra. Il Dominio Sionista è particolarmente accentuato dal richiamo all’identità religiosa. 

Gli strumenti applicati dall’Esercito Israeliano sono inaccettabili, l’uso di bombardamenti devastanti mirati a demolire tutte le strutture civili, scuole e ospedali e la pratica di armamenti vietati come il fosforo bianco sono parte di una violenza senza limiti che è arrivata a inondare con acqua di mare i cunicoli sotterranei.   L’aggressione si manifesta oltre che con l’uso dell’apparato militare, in tutte le maniere, con il blocco delle forniture alimentari, dei medicinali, dell’energia, della stessa acqua.

Grave la pratica dell’arresto dei civili, donne comprese, spogliati, torturati, interrogati, sottoposti a pratiche di violenza e di umiliazione fisica in aperto contrasto con le norme di tutela internazionale.  

La politica Israeliana è sostenuta dagli Usa che hanno esercitato, con inaccettabili motivazioni, il Veto nel Consiglio di Sicurezza Onu sulla richiesta di cessazione dell’attività militare, delibera che ha successivamente ottenuto la stragrande maggioranza dei voti dell’assemblea ONU, spicca la servile astensione dell’Italia.  Il blocco della delibera è un ulteriore pesante attacco all’ONU e al diritto internazionale. A questo si affianca il sostegno della Destra e lo schieramento univoco della gran parte degli organi di informazione dove l’uso di un doppio standard a favore dell’informazione israeliana è ormai pratica comune.

La difesa del diritto alla libertà e all’autodeterminazione del Popolo palestinese diventa così un punto dirimente per le prospettive democratiche e per la pace mondiale e deve essere al centro della nostra politica nazionale e internazionale.

Ci aspettano nei prossimi giorni e settimane l’impegno per l’informazione, per rendere pubblico lo stato delle cose, per denunciare la violazione delle norme internazionali che tutelano i civili, per fermare l’aggressione.

La fine dell’aggressione, il cessate il fuoco, è la parola d’ordine di cui ci dobbiamo fare carico come elemento base di ogni iniziativa politica.  

Ci dobbiamo rivolgere a tutte le forme istituzionale, alle forze politiche, alle associazioni culturali e d’informazione per ottenere pronunciamenti, denunce, iniziative che condannino l’operato  di Israele e delle sue forze armate e chiedano l’interruzione immediata della strage e il ripristino di condizioni di vita accettabili per tutta la popolazione  palestinese. 

L’impegno, fin da subito, dovrà essere quello di riconoscere e attuare l’ipotesi di Stato che rispetti l’autonomia e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Scelta che sia per i due stati che per uno solo dovranno essere effettuate   con la partecipazione di tutte le componenti dell’autogoverno e della resistenza palestinese, sotto il controllo e la garanzia della presidenza dell’Onu.  

Le successive scelte di composizione dovrà comunque rispettare i confini fissati dalle nazione unite nel 67, la cancellazione delle successive e arbitrarie annessioni di Israele e delle normative discriminatorie a danno dei Palestinesi e i non Ebrei. 

Gli strumenti di pressione politica e diplomatica sono tanti e vanno praticati tutti. Deve pesare sul Governo israeliano la condanna politica e l’isolamento internazionale. 

Chiediamo. – La richiesta formale di “Cessate il fuoco” e di ripristino delle forniture vitali alla popolazione, da parte del Governo Italiano. – Il riconoscimento dello Stato della Palestina come già in atto da parte della maggioranza degli stati del mondo. 

Ci impegniamo. – Per il ritiro dell’Ambasciatore e l’interruzione dei rapporti diplomatici. – l’interruzione di attività commerciali e industriali con enti e istituti Israeliani. – il boicottaggio dei prodotti agricoli, delle merci, delle iniziative turistiche di Israele.

No al presidenzialismo nelle Circoscrizioni del Comune di Verona

Per un proporzionale partecipato e democratico

Avevamo preso visione della proposta dell’assessore Benini di riforma istituzionale, e conseguentemente elettorale, delle Circoscrizioni del Comune di Verona. Tale proposta non solo non era stata prevista negli accordi programmatici della Coalizione di Rete, ma da noi e dalla lista “In Comune per Verona – Sinistra Civica Ecologista” e dai e dalle rappresentanti nelle circoscrizioni di In Comune per Verona era stata ritenuta inaccettabile.

Con tale proposta si vuole introdurre il presidenzialismo, con l’elezione diretta del presidente, con il metodo maggioritario, introducendo persino il voto differenziato (un voto ad un candidato presidente e un voto ad una lista di altro schieramento politico).

Si ritiene così di dare maggiore forza e ruolo alle Circoscrizioni, cui dovrebbero essere aggiunti nuovi poteri deliberativi, nuove funzioni amministrative e maggiori risorse finanziarie per allargare il decentramento amministrativo. Ma le nuove materie delegate, trasferite, nella riforma, sono: la viabilità e la segnaletica di quartiere! Così la montagna partorisce un topolino, un topolino nano.

Le Circoscrizioni nascono, dopo l’esperienza delle Consulte di quartiere, sulla scia di mobilitazioni e richieste di allargamento della partecipazione popolare alle scelte del governo locale.

Le forze politiche e sociali più progressiste, i corpi intermedi della società, comitati e molti cittadini richiedono una maggiore partecipazione democratica, un maggior concorso popolare e dell’associazionismo al governo della città, della cosa pubblica e dei beni comuni.

Non si vuole svuotare il Consiglio comunale delle sue funzioni e dei suoi poteri, erigendo otto piccoli nuovi municipi decentrati, ma si vuole allargare la partecipazione democratica, coinvolgere più e più cittadini al processo di decisione amministrativa. Le scelte, le delibere, le grandi decisioni che riguardano la città non debbono essere prese da pochi eletti, nel chiuso del palazzo, ma coinvolgere nel loro percorso più protagonisti possibile.

Le Circoscrizioni, che per legge dello Stato non hanno personalità giuridica (non possono indire appalti, fare contratti, ecc..), vengono istituite dal Comune non solo per chiedere pareri sui più importanti provvedimenti (bilanci, programmi, piani, ecc..), non solo affinché sia esercitato un maggiore controllo popolare sulle scelte amministrative più significative, ma, soprattutto, per cogliere proposte, indicazioni, soluzioni amministrative dalla cittadinanza attiva e per stimolare i cittadini a concorrere nel governo della città. Sono luoghi di raccolta delle opinioni e delle istanze provenienti dalla città per fornirle alle decisioni del Consiglio comunale.

Ovviamente servono anche, come luoghi, per decentrare servizi municipali nei quartieri per quanto possibile.

Tutto ciò non può che prevedere un sistema elettorale capace il più possibile di cogliere le più diverse aspirazioni, i più diversi orientamenti politici, civici e culturali. Serve applicare un sistema elettorale che non manipoli con meccanismi contabili la volontà popolare, ma la sappia rappresentare interamente e per ciò serve adottare il sistema elettorale proporzionale puro (come voluto da uno dei padri delle Circoscrizioni, l’ex sindaco Gozzi).

Per quanto richiesto alle Circoscrizioni, non vale far prevalere il criterio della stabilità amministrativa, della governabilità, alla volontà popolare che si vuole promuovere, altrimenti si riduce la partecipazione democratica. Spesso, nelle istituzioni elettive, aver fatto prevalere il sistema elettorale maggioritario per garantire stabilità, ha prodotto governi espressione di una minoranza del corpo elettorale, allontanando sempre più la partecipazione democratica, riducendo al minimo il numero degli elettori.

Adottare il presidenzialismo e il sistema elettorale maggioritario per eleggere organi di partecipazione e di ascolto delle opinioni e delle richieste della cittadinanza è un controsenso!

Dovremmo tornare al proporzionale e comunque non al presidenzialismo!

Un conto è rivedere lo Statuto e il Regolamento delle Circoscrizioni, un altro conto è farlo per introdurre il presidenzialismo in un ente privo, tra l’altro, di personalità giuridica!

All’assessore Benini ed al Pd chiediamo di ritirare questa proposta invitandoli a rivisitare, insieme, Statuto e Regolamento delle Circoscrizioni.

Le Circoscrizioni, per legge dello Stato, vanno interpretate come un allargamento del Consiglio comunale, senza avere i suoi poteri decisionali, ma che concorrono a dare soluzioni politiche e amministrative al governo della città, promuovendo la partecipazione democratica, raccogliendo la volontà popolare. E’ da qui che dobbiamo partire, non dal produrre otto capetti, otto mini sindaci senza scettro.

Già alla fine del 2020, la Giunta Sboarina, con l’assessore Padovani, ha varato una riforma elettorale delle Circoscrizioni, prevedendo la presentazione di coalizioni di liste e premio di maggioranza tale da far raggiungere alla coalizione o lista vincenti il 60% dei seggi. Il Governo locale di destra si è fermato lì, anche se aveva promesso di trasferire, successivamente, nuovi compiti e risorse alle Circoscrizioni.

Ora bisogna aprire un altro percorso politico di aggiornamento delle Circoscrizioni, ma di segno opposto, che le rafforzi nelle loro funzioni, attività e ruoli di suscitatrici di partecipazione democratica e popolare, che allarghi la presenza degli attori sociali, che non produca otto capetti pseudo sindaci, ma cerchi di far rappresentare il massimo del pluralismo esistente nel sociale. Ogni cittadino sia uguale nel voto, una testa e un voto, senza produrre, nei risultati, discriminazioni ed esclusioni con il sistema elettorale maggioritario che manipola, prima e dopo il voto, la volontà popolare. Così che ogni cittadino sia eguale davvero nel voto, affinché “una testa, un voto” valga ancora. Conseguentemente va reintrodotto il sistema elettorale proporzionale puro, adeguando la platea dei Consigli di Circoscrizione applicando il criterio del rapporto cittadini residenti ed eletti del Tuel (Testo unico enti locali) valevole per i Comuni.

In particolare le norme nazionali prevedono l’elezione di 16 consiglieri per una popolazione che conti tra i 3.000 e i 10.000 abitanti, 20 consiglieri tra i 10.000 e i 30.000 abitanti, 30 consiglieri tra i 30.000 ei 100.000 abitanti.

Naturalmente siamo disponibili a rivedere sia Statuto che Regolamento delle Circoscrizioni al fine di rendere più funzionanti ed efficaci le loro attività complessive e i loro rapporti con il Municipio.

Possiamo essere d’accordo con le proposte che riducono le firme per la presentazione delle liste elettorali nelle Circoscrizioni, ma riteniamo anche che debba essere data la opportunità alle liste che si presentano in coalizione per l’elezione del Consiglio comunale di presentarsi nelle elezioni contemporanee delle Circoscrizioni unite in liste comuni, riproducendo i loro simboli nel simbolo della lista comune, senza raccogliere le firme.

Sinistra Italiana di Verona

Israele, quale democrazia?

Al termine dell’iniziativa “Le radici della Guerra” che si è tenuta Domenica 5 Novembre a Venezia abbiamo letto questa lettera inviataci da Giuditta Brattini e Mauro Tosi. Giuditta è rientrata in Italia, e per noi costituisce motivo di sollievo. A lei e Mauro il nostro abbraccio. L’apprensione per il massacro che stanno compiendo le forze israeliane a Gaza resta, purtroppo, tragicamente intatta.

All’inizio della vicenda dello stato di Israele abbiamo in molti pensato che, la presenza ebraica poteva costruire, un’esperienza importante, uno Stato in cui pratiche di convivenza, di aperta democrazia, avrebbero fatto sintesi con forme di socialismo praticato.

Ci spingeva in questo senso la storica dolorosa vicenda delle comunità ebraiche in tutto il mondo, escluse dai diritti sociali, dalle pratiche democratiche, dal voto, relegate ai margini della società, private dei diritti elementari come il lavoro, marginalizzate nella stessa libertà religiosa. Ci sembrava inevitabile che da questa dolorosa esperienza non potesse che sorgere un processo democratico, una alternativa politica e sociale.

Ci confermava in questa prospettiva la ricchezza di produzione culturale e democratica degli Ebrei, la loro presenza nella costruzione e direzione delle organizzazioni socialiste, democratiche e progressiste in tutta Europa. 

Ma l’illusione di un processo democratico, inclusivo, dove uguaglianza e partecipazione potessero costruire un modello di avanzata democrazia è durata molto poco. Già le prime pratiche di conquista della Palestina ne hanno svelato la diversa natura. Abbiamo visto il massacro dei civili e l’espulsione di più di 900.000 Palestinesi, dalla loro terra, la demolizione sistematica delle abitazioni, delle strutture civili, la sussunzione del territorio con l’esclusione di ogni forma di condivisione.

Oggi, come vendetta per l’assalto ai civili del 7 ottobre scorso, Israele sta esercitando una pesante ritorsione nei confronti della popolazione di Gaza con l’uso indiscriminato dei bombardamenti anche con armi non convenzionali, con l’assedio, il blocco delle forniture dell’acqua, del cibo, dell’energia elettrica e del gasolio. Non ultimo la chiusura delle comunicazioni, delle connessioni internet e telefoniche. Più di 9.000 vittime civili, in gran parte bambini, rappresentano una violazione del diritto umanitario internazionale.  

A motivazione e difesa delle politiche Israeliane si sostiene che Israele rappresenta l’unica democrazia in Medio Oriente e che, come tale, va comunque tutelata. Forse serve una riflessione su l’essenza di uno stato democratico, sui valori, principi e pratiche che lo qualificano. 

Democrazia è libertà, uguaglianza, solidarietà come progetti, come bandiere di conquista sociale, per unire i diritti individuali a quelli collettivi, universali ed esigibili. Una democrazia promuove giustizia e crescita collettiva e sostiene pace e convivenza contro ogni competizione e conflitto.

La Democrazia è il frutto di secoli del confronto fra gli uomini alla ricerca di condizioni di pace e di convivenza. È democratica la società connotata dai principi e valori che sono l’espressione di conquiste sociali sancite da patti condivisi di cui la Carta Costituzione, che Israele non ha, è lo strumento per la partecipazione attiva di tutti i cittadini.  

La sfida  per attuare la democrazia, è una Carta Costituzionale democratica, la sua applicazione nel progetto di costituire e promuovere la convivenza di etnie, di culture , di religioni diverse dove i cittadini sono gli esclusivi detentori del potere politico. 

La sovranità appartiene al popolonon allo Stato o alla Nazione. Israele con l’approvazione nel 2018 della Basic Law “Israele, patria del popolo ebraico” che sancisce: “La realizzazione del diritto di autodeterminazione nazionale in Israele è unica per il popolo ebraico; l’ebraico come lingua ufficiale e lo Stato guarda allo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale” non può rappresentare la Democrazia.

L’obbiettivo di Israele è l’esclusione-espulsione del popolo Palestinese dalla terra della Palestina storica. Oggi l’aggressione a Gaza ne è un esempio, il tentativo di spingere i palestinesi verso l’Egitto e con la presenza dei coloni e gli insediamenti cacciare i palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania. È la realizzazione dello Stato Nazione degli Ebrei dal Mediterraneo al Giordano.

Non è democrazia quella di Israele.  Israele che non si è data una costituzione come indirizzo di valori e diritti comuni, che non ha definito e posto limite ai suoi confini, che si è data una legge che la qualifica come Stato Nazione degli Ebrei dove agli arabo-israeliani non sono riconosciuti pari diritti.  

Nella palese pratica di esclusione dei palestinesi, anche attraverso la teorizzazione di diversità a base religiosa ed etnica, Israele ripercorre l’esperienza razzista del Sud Africa già condannato dalla Comunità Internazionale.

Questo paese, questa “Democrazia” ha i requisiti per essere accettato nella Comunità Europea?

Mauro Tosi, Giuditta Brattini  

04/11/2023

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Giornata della salute mentale: in Veneto è necessario fare di più, a cominciare dai fondi

Martedì 10 ottobre è la Giornata Mondiale sulla Salute Mentale, tema troppo spesso trascurato o messo ai margini dal dibattito politico, nonostante sia sotto gli occhi di tutti come i due anni di pandemia, con il distanziamento fisico e l’isolamento sociale che hanno comportato, siano stati dannosi per il benessere mentale di moltissimi veneti.

Nella nostra regione molti distretti e reparti di psichiatria sono in difficoltà, una situazione dovuta a una sanità pubblica veneta che ha indebolito i servizi sul territorio e ridotto le risorse destinate alla tutela della salute mentale. Aziende sanitarie e comuni in passato potevano utilizzare maggiori risorse anche per prevenire i fenomeni di disturbo mentale. Oltre agli effetti della pandemia va notato anche come lo stile di vita frenetico e un mondo che richiede da ogni individuo il massimo di “successo” creino fenomeni di inadeguatezza sociale che in alcuni casi comportano danni per il benessere mentale delle persone. 

Come è noto, per i finanziamenti al comparto della salute mentale la Regione Veneto è terzultima a livello nazionale con una spesa del 2,3% del fondo sanitario regionale. La conseguenza è che chi se lo può permettere è costretto ad accedere, pagando, al regime privatistico, chi non può, invece, spesso deve semplicemente farne a meno. Secondo noi era importante prima della pandemia (e lo è ancora di più oggi) investire risorse pubbliche per la tutela della salute mentale, è necessario investire sui distretti, sui consultori e su figure come educatori e psicoterapeuti che possono essere recettori dei bisogni che hanno le persone più fragili, per poter prevenire situazioni che portino al ricovero in psichiatria. 

Dal 1978 con la Legge Basaglia sono stati chiusi i manicomi e dal 2014 sono stati chiusi gli Opg (ospedali psichiatrici giudiziari) con la trasformazione di questi ultimi in REMS (Residenze per l’Esecuzione della Misure di Sicurezza).

La peculiarità di queste nuove strutture è l’attenzione primaria alla malattia psichiatrica piuttosto che al reato e alla pena. Molti dubbi e criticità sono ancora presenti nell’organizzazione di tali realtà anche perché non ci sono degli standard nazionali ai quali riferirsi e nemmeno un monitoraggio del loro andamento.

Passi avanti sul fronte psichiatrico sono stati fatti, ma in Veneto rimangono molte questioni aperte, come l’idea della Regione Veneto di istituire delle strutture nel territorio per chi soffre di disagi psichiatrici, strutture ribattezzate “manicomietti” da molti di coloro che si occupano di salute mentale.

In alcuni casi, inoltre, si registra in Veneto una forte somministrazione di farmaci ai pazienti ricoverati nei reparti psichiatrici degli ospedali e anche questo aspetto andrebbe maggiormente approfondito. Non solo: il potenziamento nel percorso pubblico deve passare anche dalla massima attenzione per la fase del post ricovero, tanto delicata quanto essenziale per il completo riassestamento del paziente, specie nelle situazioni di maggior fragilità.  

Noi pensiamo che a livello nazionale e, ancor più in Veneto sia necessario cambiare direzione nel delicato ambito della tutela della salute mentale. Va ricostruita e potenziata una rete di supporto per le persone più fragili e per chi sta loro accanto. 

Riteniamo che vada posta particolare attenzione al rafforzamento della rete dei consultori e dei distretti il cui lavoro può essere molto utile per monitorare la salute mentale dei pazienti e prevenire forme di malattia mentale. E pensiamo sia altrettanto importante l’impostazione di una politica di inclusione di chi soffre di un disturbo mentale.

Sinistra Italiana del Veneto – Gruppo Sanità